996. Patrimonio monumentale, stimoli e riflessioni

LINEE FUTURE

16/09/2015,

Tomaso Montanari ha presentato a San Domenico il libro «Privati del patrimonio», parlando del disastro in cui versano archivi, biblioteche e la generale tutela della coscienza civile nazionale.

«Ci hanno tacciato per anni di essere dei giacobini» ha detto Lucia Gai, aprendo l’intervento di Tomaso Montanari e ringraziando, a nome dell’associazione Pistoia città di tutti, padre Alessandro Cortesi per la concessione della suggestiva sede del dibattito, cioè la sala dei Magi del convento, che si affaccia sul chiostro dei complesso domenicano.

All’incirca 90 persone hanno ascoltato la brillante relazione di Montanari, professore all’Università Federico II di Napoli, ma di origine fiorentina, una riflessione sulla pessima condizione del patrimonio culturale in senso lato e ispirata al libro “Privati del patrimonio”.

«I partiti sono finiti, con danno al progetto contenuto nella Costituzione. È importante la presenza di questi comitati e associazioni, che in tutta Italia portano avanti istanze riconducibili alla custodia del paesaggio, alla tutela dell’ambiente e della cultura in generale. Non come riserva del passato, ma come laboratorio per il presente e per il futuro».

Questo il messaggio di Montanari, che ha subito indirizzato l’attenzione sul settore culturale più dissestato e su cui maggiormente si registra l’imbarbarimento della società: le biblioteche e gli archivi.

«Ho trovato a fine agosto un avviso alla Biblioteca Nazionale Centrale Fiorentina (Bncf – n.d.r.), la più prestigiosa di tutte, che avvertiva gli utenti dell’indisponibilità del servizio pomeridiano fino a ottobre, cioè fino alla disponibilità dei volontari del servizio civile presso la struttura.

«Ho scritto un articolo su Repubblica e l’avviso è sparito, senza che per gli utenti cambiasse qualcosa. Insomma, la solita politica che non risolve i problemi ma li aggira, un po’ come quando c’era l’insalata alla diossina e Berlusconi aumentava il limite anziché agire sulle cause. Situazione simile a Roma, dove l’archivio di stato va avanti da 15 anni con volontari a contratto.

«Dagli angeli del fango, per un evento eccezionale, ai volontari per un servizio ordinario. Ma il bollettino di resa della cultura viene certificato dagli annunci del ministro Franceschini, che ha proposto la Biblioteca dell’inedito e messo 18 milioni per l’Arena del Colosseo. Insisto sulla contrapposizione Arena del Colosseo-biblioteche. Sia perché gli archivi sono condannati alla chiusura della fruizione e alla rovina materiale: mancano spesso gli idonei impianti di condizionamento e climatizzazione per conservare carte e altri materiali delicati che richiedono temperature e umidità costanti. Ma soprattutto siamo al passaggio dall’investimento per lo studio e per la platea dei cittadini, all’intrattenimento di cliente pagante, da uno strumento per esercitare la sovranità ad una macchina per non pensare!».

Montanari ha usato parole alla portata di tutti per spiegare l’art. 9 della Costituzione (La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica [cfr. artt. 33, 34]. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione).

Se Franceschini associa questo articolo a concetti come valorizzazione e sviluppo, lo stesso Ciampi, di formazione economicistica (ancorché grecista) sottolineava che l’obiettivo non era la resa economica, ma il rinnovamento della conoscenza e lo sviluppo della persona umana.Musei quindi come comunità scientifica in continua ricerca e paesaggio e patrimonio come fondamento della coscienza nazionale.

«L’Italia è come una famiglia che ha ereditato una biblioteca di libri scritti in una lingua che non conosce», in cui gli storici dell’arte devono iniziare a essere popolari e parlare a tutti, non ritirandosi nelle élitarie e intellettualistiche autocelebrazioni. È un progetto educativo e il collante del vivere civile, il patrimonio artistico e paesaggistico, ma non certo quella inserita nella Buona Scuola: un mero avviamento alla promozione del marchio made in Italy».

 

Un interessante contributo di analisi è stato fornito in merito allo Sblocca Italia, «la legge delega che elimina ogni regola, in piena continuità con la legge Obiettivo e sulla linea dell’idea texana dell’essere padroni a casa propria. In Italia ci sono certo troppe leggi e troppa burocrazia, ma le comunità si conservano solo grazie al comune rispetto delle regole: se Siena è un capolavoro lo si deve al Costituto di Siena, una serie di norme e regolamenti pensati proprio per tutelare il patrimonio».

. Anziché idee e imprenditorialità i privati in Italia hanno spolpato le potenzialità del pubblico.

Infine Montanari ha citato l’esperienza delle Officine Culturali di Catania, un ex monastero benedettino sede delle della facoltà umanistiche.